giovedì 15 novembre 2012

Tutelare agrumi made in Italy. Ministro Catania intervenga

L’accordo tra Unione Europea e Regno del Marocco, che prevede la cancellazione del 55 per cento dei dazi doganali su alcuni prodotti agricoli provenienti dal Marocco, sta già provocando sconforto tra i produttori di arance, soprattutto per le varietà Washington navel di Ribera e la Navelina di origine calabrese, colpiti da una sicura disparità di prezzi.
Già nell’Agosto 2011, la Commissione agricoltura della Camera dei deputati aveva approvato una risoluzione e proposto delle opportune modifiche al testo, senza le quali il Marocco sarebbe stato nettamente agevolato, poiché i vincoli in termini di standard qualitativi, di protezione ambientale, di condizioni dei lavoratori, di tutela sindacale e di sicurezza alimentare, a cui è soggetto lo Stato africano, non sono  paragonabili a quelli vigenti nell’UE.
Incredibilmente il Parlamento Europeo non ha voluto tener conto degli impegni approvati dal Parlamento italiano, esponendo così il settore primario nazionale ad una competizione svantaggiosa. 
Oggi i produttori italiani si troveranno a competere con arance prezzate a 17 centesimi al chilo, mentre con i dazi quelle stesse arance sarebbero costate tra i 30 e i 35 centesimi al chilo, più o meno lo stesso costo del nostro prodotto sulla pianta. Ovviamente la prima cosa da temere è l’elevato rischio di contraffazione, nel tentativo di spacciare per made in Sicily  arance di tutt’altra provenienza e qualità. Vista la criticità  della situazione ho presentato un'interrogazione parlamentare, chiedendo al ministro l’impegno a monitorare la corretta attuazione dell’accordo, onde  tutelare le produzioni italiane, oltre che  la salute dei consumatori, e  risolvendo le problematiche inerenti le indicazioni geografiche.
 ANITA DI GIUSEPPE

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